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Articolo su “El Periódico De Cataluña”

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Articolo su “El Periódico De Cataluña”

La rivista spagnola “El Periódico De Cataluña” ha pubblicato nel suo ultimo numero, un articolo di 4 pagine dedicato a Mike Oldfield, dal titolo “I was a teenager at 45 years old” (Sono stato un adolescente a 45 anni)
Pare che Mike abbia pianificato un tour in Spagna e nell’Europa dell’Est per il prossimo anno con una band di almeno 12 musicisti con cui suonerà Tubular Bells. Inoltre, Mike ha dichiarato di aver già composto altri 4 brani che faranno parte del prossimo album (dopo l’uscita della nuova edizione di Tubular Bells) e che gli piacerebbe fare un tour in cui presentare il suo gioco interattivo e anche creare nuove puntate oltre Tres Lunas, ma che tutto questo dipende dal successo che MusicVR avrà. Disponibile anche la traduzione in italiano…

La traduzione in italiano dell’articolo:
Durante gli ultimi due anni Mike Oldfield è stato coinvolto in un duplice progetto che ha avuto inizio a Ibiza. Il risultato è un nuovo album, intitolato Tres Lunas, che esce adesso sul mercato ed è accompagnato da un CD-Rom interattivo intitolato Music VR Game. Si tratta di un videogioco molto newage, con gatti, delfini, tartarughe, città spaziali, giardini e templi, nei quali il giocatore dovrà andare a cercar di prendere sette anelli per completare un rilassante viaggio musicale. Dopo aver venduto 40 milioni di copie dei suoi dischi nei suoi quasi trent’anni di carriera, Oldfield passa in mano ad una compagnia spagnola e ha scelto la città di Valencia per il lancio mondiale del suo lavoro. La decisione è stata presa nella sua casa di campagna nei dintorni di Londra dove, circondato dalla pace e dal silenzio, il creatore di Tubular Bells alterna i suoi esperimenti interattivi con la musica e la meditazione.

– Com’è nata l’idea di questo duplice lavoro?
Era da molto tempo che desideravo realizzare un progetto di realtà virtuale. Avevo già tentato negli anni 1994 e 1996, ma le attrezzature che necessitava erano troppo grandi e costose. Più avanti abbiamo ripreso l’idea e abbiamo pensato di lavorare con una squadra di programmatori. Volevo fare un gioco, ma non avevo pensato che ne sarebbe nato un album musicale.

– Così l’idea originale è stata quella di un gioco?
Sì, abbiamo passato due anni a crearlo. Abbiamo parlato con molte aziende che fanno questo tipo di prodotti, ma non erano interessate. I giochi più richiesti sono quelli che fanno scorrere tanta adrenalina, che hanno tante sparatorie. Questo gioco vuole che le persone si sentano bene, non è competitivo, né ha alcun obiettivo da distruggere. Infine ho trovato in Spagna qualcuno al quale piaceva e il progetto ora è qui.

– Come crede che reagiranno le persone ad un videogioco tanto diverso da quelli offerti dal mercato?
L’ esperienza che abbiamo fatto fin’ora è che ciascuno lo recepisce in maniera diversa. Per quello che ho potuto vedere, i bambini piccoli, di quattro o cinque anni, non hanno alcun problema a capirne la chiave, né sono ossessionati dall’idea di procedere più velocemente. Per completare il percorso ci possono volere anche tre giorni. Non è altrettanto popolare tra gli adolescenti tra i quindici e i vent’anni che preferiscono la velocità e amano lo stress. Le persone più mature hanno qualche difficoltà ad entrarci, però quando lo fanno restano incantate dal gioco.

– È sicuro che le persone proveranno MusicVR attraverso Internet?
Lo so molto bene perché in una settimana 7000 persone in tutto il mondo hanno scaricato il sistema. Credo che in una certa misura questo gioco possa aiutare a cambiare le persone, anche se fosse soltanto nel prendersi il tempo per apprezzare quant’è bello il mondo. Abbiamo fatto un prototipo e, se avrà successo, faremo degli altri giochi in futuro.

– Dove ha preso l’ ispirazione per la grafica?
A me interessa molto la pittura, specialmente Salvador Dalì. Mi incanta la sua serie di Figure. Alla fine della sua vita Dalì stava facendo esperimenti con il tridimensionale. Sarebbe stato molto interessante vedere quello che avrebbe fatto se avesse avuto a disposizione la tecnologia attuale.

– E come considera il suo lavoro musicale?
Alla fine abbiamo pensato che era meglio fare un album con la musica e un altro con il gioco. Ho cominciato a comporre la musica di Tres Lunas a novembre. È una composizione che si basa su miscele elettroniche per cui non è così semplice come potrebbe sembrare.

– Perché ha scelto la Spagna per la presentazione di Tres Lunas?
Alla Spagna debbo buona parte della mia popolarità. Inoltre l’amico esperto di informatica che mi ha aiutato a creare il programma vive a Valencia. È un inglese, ma è sposato con una spagnola. Mi sembrava che la Città dell’Arte e della Scienza di Valencia fosse un posto ideale per fare la presentazione ed è un’ottima scusa per prendermi una vacanza a andare al mare.

– Nella cultura spagnola trova qualcosa di particolare con la quale si sente identificato?
I miei pittori preferiti sono Picasso e Dalì. Allo stesso modo mi incanta la musica della chitarra e mi entusiasma il flamenco. Nella mia famiglia non abbiamo sangue spagnolo, abbiamo sangue irlandese, però sicuramente la Spagna mi ha sempre attratto immensamente, mi ci sono sentito sempre bene.

– La sua permanenza ad Ibiza è definitivamente terminata?
Ibiza è stata un periodo della mia vita. Quando avevo 15 anni lavoravo molto componendo musica, non ho avuto un’adolescenza propriamente detta. Ho vissuto la mia adolescenza a 45 anni a Ibiza ed è stata un’esperienza fantastica che non cambierei con niente al mondo. Infatti dopo aver passato due anni lì ho cominciato a fare meno l’inglese.

– Ora vive in campagna. Non si sente isolato?
No, mi sentivo isolato ad Ibiza, perché la mia casa era lontana da qualunque paese. Qui abito vicino a Londra ed è facile andare e venire; mi sento a mio agio in Inghilterra. Mi piacciono alcune abitudini, come andare al ristorante indiano, al pub, al cinema, il cambio delle stagioni; l’inverno è tremendo, ma l’autunno è meraviglioso. La sola cosa che faccio in maniera minore è il mare, però non scarto l’idea di trovare tra un anno un posto sulla costa, magari nel sud della Francia o in Spagna. Non per viverci in modo permanente, ma per avere una casa per le vacanze.

– Considera finita anche la sua esperienza americana?
Oh, sì! L’andare a vivere a Hollywood o a Los Angeles per molti britannici è un sogno, ma il 99% torna in patria nel giro di due anni. La cosa migliore di Los Angeles è il deserto che è nelle vicinanze: basta guidare un paio d’ore e sei nel deserto vero e proprio, che è magnifico. Ho utilizzato il deserto per il mio videogioco, mi ha dato l’ispirazione.

– Qual è il lato negativo di Los Angeles?
Il lato negativo l’ho scoperto un giorno mentre camminavo per Sunset Boulevard e vidi che c’erano molti poliziotti, una donna che piangeva e un uomo steso per terra. Pensai che stessero girando un film, però non vedevo nessuna macchina da presa. Quello per me fu uno shock; quando inoltre proibirono di fumare nei luoghi pubblici decisi di andarmene.

– Lei aveva 19 anni quando ottenne un successo mondiale con Tubular Bells. È stato faticoso gestire un cambiamento tanto grande mentre era ancora così giovane?
Quando avevo 17 anni ero un buon musicista, ma non piacevo alla critica. Ebbi un gran successo e di colpo piacqui a tutto il mondo, ma io ero la stessa persona di prima e non capivo, per cui mi chiusi nella mia casa in Galles e non rispondevo più al telefono. Questo cambiamento mi rese molto insicuro, ebbi attacchi di panico e problemi con l’alcool; per uscirne ho impiegato anni a fare cure psichiatriche e psicoterapia.

– Fino a che punto è importante la meditazione nella sua vita?
È molto importante. È una maniera di ottenere serenità ed equilibrio interiore. Nel videogioco intendo trasmettere una sensazione di pace.

– Quando tornerà sulle scene?
Sto preparando un tour per il 2003. A luglio voglio tornare a suonare Tubular Bells. È un buon pezzo musicale e penso che ora che compie 30 anni si possa fare in maniera migliore. Questo sarà la ragione di un tour che passerà per la Spagna ed alcuni Paesi dell’Est Europa. Il problema è che per suonare Tubular Bells dal vivo ci vogliono almeno 12 musicisti e questo potrebbe risultare estremamente dispendioso.

Traduzione di Alessandra Rontani